Escursione botanica
Robiei, Percorso alpino, 09:00
Iscrizioni chiuse per raggiungimento numero massimo di partecipanti!
Dopo la risalita in teleferica, gita di media difficoltà sui sentieri di Robiei alla scoperta della botanica alpina. Plinio Martini, appassionato di erbe e fiori alpini, aveva creato negli anni Cinquanta un erbario personale raccogliendo e catalogando vegetali a Bosco Gurin e nei dintorni di Robiei. Il mese di luglio risulta il più interessante per la ricchezza di varietà presenti.
Ritrovo
Ore 8.50 a San Carlo, alla partenza della funivia
Conclusione
Ore 15.45 a Robiei
Accompagnano
Luca Martini e Fedele Airoldi
Ulteriori informazioni
Gita di media difficoltà in terreno vario, 300 metri di dislivello, 3 ore di cammino, abbigliamento e calzature adatti alle alte quote. Pranzo al sacco individuale.
Costo: Fr 30.- (incluso biglietto teleferica)
Iscrizione: 091 754 25 50 / info@pliniomartini.ch entro giovedì 11 luglio. Iscrizioni chiuse per raggiungimento numero massimo di partecipanti!
In caso di cattivo tempo la gita è rinviata a domenica 14 luglio.
Flyer (PDF)
Commento
L’escursione botanica tenutasi sabato 13 luglio, che rientra nelle proposte commemorative dedicate al 40mo dalla scomparsa di Plinio Martini “cantore di ieri, scrittore di oggi”, ha visto 40 entusiasti partecipanti giungere a San Carlo, accolti dalla rappresentante della Fondazione Valle Bavona, signora Nicoletta Dutly e dalla curatrice del Museo di Valmaggia signora Alice Jacot-Descombes.
Pronti ad attenderci in quota invece i due relatori: il professor Luca Martini, nonché figlio di Plinio ed il botanico di casa signor Fedele Airoldi. Raggiunta la splendida cornice di Robiei, l’occhio è catturato dalla luce ipnotica del ghiacciaio del Basodino che quest’anno, a luglio inoltrato, vanta con orgoglio una spessa coltre nevosa, riparando la superficie dai violenti raggi solari che ne minacciano la sopravvivenza. Il ritardo della primavera botanica della zona di Randinascia, obbliga l’escursione alla sola regione di Robiei, ma ciò non limita la ricchezza e la varietà della presenza floreale.
L’incontro con gli animatori della gita si apre facendo riferimento alla frase tratta dal romanzo “Il fondo del sacco” in cui Plinio Martini evoca l’espressione “tirati su con le viole”. Quelle ‘viole’ non vanno confuse con la nomenclatura botanica di pubblica utilità, ma si rifanno ad una reminiscenza popolare regionale che rinvia ai bulbi dei crochi primaverili (Crocus albiflorus), scarna fonte di nutrimento per poveri deschi. Fedele Airoldi sottolinea con questo appunto, che i termini botanici non possono prescindere dall’espressione latina, condivisione di sapere universale.
Con dovizia di particolari Luca Martini evidenzia la distinzione fra terreni acidi e basici, terreni magri e grassi, classificazioni oggetto di studio della pedologia alpina, su cui fondano le peculiarità botaniche.
L’intreccio di descrizioni scientifiche proposte da Fedele Airoldi e di narrazioni aneddotiche popolari aggiunte da Luca Martini, tessono un discorso intrigante e leggero che informa e al contempo diverte; un binomio da premiare poiché catalizza l’attenzione di tutti e le ore scorrono via veloci.
La passeggiata si rivela in colori, forme e dimensioni grazie ai cuscini rosati di Gypsophila repens (Gipsofila strisciante) adagiati su anfratti rocciosi, cui si alternano fiori dalle corolle tinteggiate della Saxifraga oppositifolia, della Gentiana verna (Genziana primaticcia), della Primula farinosa, dell’Arnica montana, dello Hieracium pilosella (Sparviere pilosella) e dell’Aquilegia alpina.
Tanti nomi e tante le strategie di sopravvivenza espresse dalle piante alpine, che sfidano escursioni termiche estreme, tali da toccare in un sol giorno persino i 50°-60° C. Ecco allora la Campanula barbata rivestita di folta peluria per proteggersi da vento e caldo, la Soldanella alpina che allo scioglimento della neve si erge orgogliosa e solitaria infischiandosene dell’invidia altrui, l’Achillea moschata (Millefoglio del granito) che con la propria fragranza seduce l’olfatto di insetti ed ospiti graditi.
Grande l’ammirazione per le orchidee sempre vestite a festa: dalla Dactylorhiza maculata subsp. Maculata (Orchidea macchiata) alla Dactylorhiza maculata subsp. fuchsii, (Orchidea macchiata) alla Nigritella rhellicani dal profumo di vaniglia.
La regione è altrettanto ricca di erbe e piante, fra cui il Juniperus alpina (Ginepro nano), il Cirsium spinosissimum (Cardo spinosissimo) e le Poacee (Graminacee) antenate di primo nutrimento per l’umanità.
Una nota curiosa la solleva la Pinguicula vulgaris (Erba unta comune): la superficie vischiosa delle foglie cattura piccoli insetti digeriti successivamente da enzimi dedicati.
La continua lotta alla sopravvivenza e l’adattamento evolutivo fan sì che piante e fiori siano alla strenua ricerca di nuovi lidi ove poter germogliare; fra questi i Rhododendron ferrugineum (Rododendri rossi), vantano una vivace attitudine nell’occupare ampie superfici di terreno, sottraendole ad altrui insediamento. Alcuni fiori sono tenacemente raccolti per sostenersi a vicenda, altri si sono perfezionati così da germinare e riprodursi in brevissimo tempo, altri ancora si sono specializzati in modo talmente sofisticato da rischiare l’estinzione (il riferimento va alla Saponaria lutea) e non poche infine le combinazioni simbiotiche o parassitarie fra piante oppure fra piante e animali.
Dopo aver infine ammirato dall’alto lo specchio del lago di Robiei e averne percorso il sentiero di contorno, il gruppo approda al ristorante per un ultimo scambio di informazioni e di saluti.
Infaticabile Fedele Airoldi nell’elencare nomi latini e volgari, nel dedicarsi agli approfondimenti specifici della botanica alpina, ma pure competenza nel menzionare nomi di uccelli e rettili. Pertinenti e giocosi sono gli interventi di Luca Martini con rimembranze popolari, dialettali e racconti ereditati dalla trascorsa infanzia. Di certo anche Pietro Martini (figlio di Luca) ha sorpreso i presenti con appunti precisi, contributi concernenti nomi di rapaci, precisazioni floreali e, ci vien da dire, buon sangue non mente.
L’escursione ha permesso a tutti di riscoprire in Plinio Martini una sensibilità straordinaria per la botanica, che per analogia si è riversata nella narrazione. L’attenta osservazione dei fiori e la precisa trascrizione delle loro caratteristiche sono competenze che lo scrittore ha impiegato nella poetica rappresentazione delle genti della valle Bavona esaltandone pregi, difetti, fatiche, stati emozionali, ma sottolineandone infine l’indiscussa forza e fierezza.
La giornata termina con lo sguardo sognante di chi ha colto l’invito alla scoperta, alla conoscenza, all’interpretazione ideale della natura che da queste parti, si è di certo espressa al meglio.
Monica Boschetti